VIVISECTFEST, festival internazionale di cinema dedicato al tema dei diritti umani
La Bibliomediateca Mario Gromo, in collaborazione con l’Associazione Comala e la Circoscrizione 3, ospita – per la prima volta in Italia – VIVISECTFEST, il festival internazionale di cinema dedicato al tema dei diritti umani. Venerdì 14 dicembre, a partire dalle 14.30, verranno proiettati, nella Sala Eventi della Bibliomediateca, film e documentari inediti, scelti tra le 7 precedenti edizioni del festival internazionale VIVISECT e proiettati in lingua originale con sottotitoli in italiano.
Il VivisectFest è un festival internazionale di cinema interamente dedicato al tema dei diritti umani, organizzato, a partire dal 2004, dall’associazione Vojvodjanka – Regional Women’s Initiative, un ente no profit di Novi Sad (Serbia) impegnato in progetti finalizzati alla promozione di una società con eguali diritti per uomini e donne. L'edizione torinese del festival prevede una selezione di film scelti tra le 7 edizioni precedenti. Tra le opere in programmazione: il corto Vivisect (da cui nasce, di fatto, l’esperienza del festival) e i pluripremiati documentari Afghan girls can kick (B. Hosseini, 2008), My Terrorist (Y. Cohen, 2002), Blue eyed (B. Verhaag, 1996), Paradiso (A. Negrini, 2009). La possibilità di ospitare – per la prima volta in Italia – l’esperienza del Visectfest fornisce l'occasione per proporre al pubblico torinese una serie di opere ancora inedite (o scarsamente distribuite) nel nostro paese, attraversando, tramite lo sguardo di 12 autori provenienti da 10 paesi diversi, tematiche articolate come quelle legate alla guerra nell'ex Jugoslavia (The road of Fraternity and Unity, Visect), al nazionalismo e alla xenofobia (Blue eyed, The Amateurs and the General), al terrorismo (My Daughter Terrorist, My Terrorist) o ai tentativi di costruzione di una società più egualitaria e tollerante (Bas!, Paradiso).
Per ulteriori informazioni sul programma: vivisectfestsottolamole.wordpress.com
Programma delle proiezioni di venerdì 14 dicembre:
Vivisecfest 2004-2011
Leaslie Neale
Juvies
(Usa, 2005, 66’)
Per due anni la pluripremiata documentarista L. Neale organizza un corso di produzione video nel carcere giovanile di Los Angeles. Juvies è il risultato finale di questo lavoro: un'opera in grado di mostrare il sistema della giustizia minorile statunitense in tutte le sue contraddizioni. Per maggiori informazioni sul documentario e sul progetto: http://www.juvies.net/index.php
Raffaele Brunetti e Stefano Missio
Che Guevara. Il corpo e il mito
(Argentina/Bolivia/Italia/Francia 2007, 55’)
Documentario premiato al Lago Film Festival nel 2008. La vita dopo la morte di Ernesto Che Guevara: la storia di un corpo scomparso per trent’anni e la creazione di un mito raccontate da chi è stato “toccato” da quel corpo.
Yulie Cohen Gerstel
My terrorist
(Israele, 2002, 58‘)
Fahad Mihyi fa parte del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina mentre Yulie Cohen è ebrea e israeliana da sei generazioni. Si sono incontrati per la prima volta nell’agosto del 1978 nel corso di un attacco terroristico quando Mihyi puntò una pistola alla testa di un assistente di volo. 23 anni dopo Yulie, nel tentativo di interrompere la spirale di violenza, pensa di scrivere una lettera a sostegno della scarcerazione di Mihyi. Il film pone con forza una serie di interrogativi: il senso dell’odio e del perdono, l’inevitabilità della violenza e la possibilità di riconciliazione tra Palestinesi e Israeliani. Premio speciale della giuria al Film festival di Gerusalemme nel 2002
Bertram Verhaag
Blue eyed
(Germania 1996, 92’)
La regista sociologa Verhaag nel suo lavoro racconta l’esperienza di quasi trenta anni di Jan Elliott, ex insegnante di scuola elementare, che, subito dopo l’assassinio di Martin Luther King, decide di condurre nella sua classe un esperimento per far comprendere ai suoi alunni i meccanismi del razzismo e della discriminazione. Elliott divide i suoi alunni in base al colore degli occhi (blu/marrone) e a turno sottopone uno dei due gruppi ad un’intensa discriminazione. L’esperimento conduce presto i bambini “privilegiati” ad andare oltre alla consegna dell’insegnante e a trasformarsi in veri persecutori mentre mette completamente sotto pressione quelli discriminati, facendo presto perdere loro autostima e senso di sicurezza. Jan Elliott ha riproposto negli anni e in diversi contesti l’esperimento occhi blu/occhi marroni basandosi sul principio che tutti i tipi di razzismo (omofobia, sessismo, ageismo) abbiamo gli stessi meccanismi di funzionamento e che le persone siano più motivate a combatterli se hanno sperimentato cosa significa essere discriminati.