EVENTO SPECIALE - Steve Della Casa e Marco Giusti presentano “Il grande libro di Ercole. Il cinema mitologico in Italia”

Giovedì 6 febbraio 2014 - ore 20.30 - Bibliomediateca “Mario Gromo”

La Bibliomediateca “Mario Gromo” del Museo Nazionale del Cinema presenta, giovedì 6 febbraio alle ore 20.30, una serata-evento in compagnia di Marco Giusti e Steve Della Casa, che per l’occasione presenteranno al pubblico il loro libro IL GRANDE LIBRO DI ERCOLE. Il cinema mitologico in Italia, Edizioni Sabinae 2013.

 

L’evento, che inaugura la stagione 2014 di DIALOGHI IN CORSO – Novità librarie, dvd e reading, è una rara occasione per sentire, raccontata dalla voce degli autori, la storia del glorioso cinema mitologico italiano attraverso l’analisi dei suoi personaggi più importanti racchiusa nel libro più completo mai scritto sull’argomento. Da Ercole a Sansone, da Ursus a Maciste, una schiera di eroi forzuti traccia il percorso di un genere che ha conquistato il mondo a partire da Le fatiche di Ercole fino alla metà degli anni Sessanta, divenendo nel corso del tempo oggetto di un tenace culto cinefilo.

 

Intervengono con gli autori Giulia Carluccio (Università di Torino), Alberto Mittone (Avvocato). Modera l’incontro Fabio Pezzetti Tonion (MNC).

 

Mario Bava racconta: poi venne la crisi del 1956 in quanto gli americani cercavano di soffocarci e per un anno non si batteva chiodo. Fino a che Pietro Francisci salvò il cinema italiano (non è mai stato riconosciuto da nessuno) con Le fatiche di Ercole. La moda della barba che in fondo è venuta da Ercole, è dovuta a una pochade di Labiche del 1880 che io vidi alla televisione. C’era un bell’uomo con la barba (era Nino Pavese). Pensai che con la barba e i baffi erano tutti più belli. La mattina dopo vado da Francisci in produzione a guardare le fotografie dei culturisti. Steve Reeves era il meglio di tutti […]  gli telegrafammo di farsi crescere la barba. Lui arrivò e ci fu il boom del cinema italiano..

 

Steeve Reves ricorda, rispetto alla sua partecipazione a Le fatiche di Ercole: venni pagato diecimila dollari per Ercole senza percentuali. Il film costo mezzo milione di dollari e ne incassò quaranta milioni solo negli Stati Uniti. Fu campione d’incassi del 1959. Io superai John Wayne, Rock Hudson e Doris Day, che erano i campioni del tempo. E diventai la maggiore star del box office in tutto il mondo.

 

A seguire proiezione del documentario Gli uomini forti di Steve Della Casa, Italia 2006, 46’, col.

 

Steve Della Casa

Gli uomini forti – Iron man

(Italia, 2006, 46’)

Questo documentario nasce dai repertori dall'archivio Luce ai quali sono stati aggiunti estratti di film concessi da famosi produttori italiani. Gli "uomini forti" erano quegli attori che provenivano dal culturismo, che tra il 1956 e il 1965, interpretarono i quasi 150 film che hanno reso popolari in tutto il mondo le gesta di Ercole e Maciste. Erano film che nascevano sulla scia del grande successo dei kolossal hollwoodiani ma costavano molto meno dei loro modelli; vi lavorarono illustri artigiani e autori come Michelangelo Antonioni, Carlo Lizzani, Citto Maselli, Mario Bava

 

Tutti gli incontri sono a ingresso libero fino esaurimento posti, previo tesseramento gratuito alla Bibliomediateca e presentazione di un documento d’identità.

 

 

Il grande libro di Ercole. Il cinema mitologico in Italia di Steve Della Casa e Marco Giusti

 

Ercole, Maciste, Ursus e Sansone sono i protagonisti di questo libro sul cinema mitologico italiano. Tutte le schede su film e protagonisti di un genere che ha conquistato il mondo, dal successo di "Le fatiche di Ercole", con Steve Reeves, del 1958, fino alla metà degli anni '60, per poi essere rivalutato come oggetto di culto dai tanti cinefili di ogni nazionalità. Informazioni inedite e interviste a tutti i maggiori protagonisti, attori, registi e tecnici, di un genere che cinquanta anni dopo la sua grande stagione conserva ancora il suo fascino. Il cinema "peplum" o mitologico nasce in Italia nel 1957 per estinguersi nel 1965. Il fenomeno esplode con il film Le fatiche di Ercole (1958) di Pietro Francisci, attraverso la straordinaria alchimia di personaggi e di situazioni che lo sceneggiatore per antonomasia del genere, Ennio De Concini, riesce a creare giocando con il mito. Il direttore della fotografia Mario Bava arricchisce il lavoro con effetti speciali semplici e ingegnosi, mentre lo scenografo Flavio Mogherini inventa una vera e propria estetica del genere mitologico. A coronamento di tutto c'è l'eroe protagonista Steve Reeves, campione americano di culturismo che sarà il prototipo (con varianti) per determinare le caratteristiche fisiche e la formazione atletica del protagonista maschile del genere. Il volume si compone di una filmografia completa e dettagliata di cast e credits, sinossi e recensione, un dizionario biografico degli attori maggiori e minori del genere e una nutrita bibliografia. Il ricco apparato iconografico e i saggi storici dei due autori arricchiscono il libro più completo mai scritto finora sul cinema mitologico italiano.

 

[…] Il cinema mitologico è l’infanzia del cinema. La sua povertà produttiva, con il passare degli anni, è diventata l’oggetto principale del suo fascino. E l’evidente divertimento di chi questi film realizzava, ricostruibile attraverso i molti private jokes che affiorano qua e là nelle storie e nei dialoghi, si trasmetteva direttamente da chi faceva i film a chi li andava a vedere. A questo si aggiunge il fatto che i film mitologici venivano quasi sempre visti nelle sale popolari e con un pubblico popolare; fatto, questo, che conferisce un’aura mitica (e mitizzata  nei film sulla nostalgia cinematografica, da Splendor a Nuovo Cinema Paradiso) al ricordo che si tramanda di queste pellicole.

 

Il cinema peplum, o mitologico, ha un preciso periodo di esistenza. Inizia infatti nel 1957, quando, in Italia prima e nel mondo poi (compresi gli Stati Uniti, il mercato cioè più refrattario all’importazione), esplode il fenomeno di Le fatiche di Ercole, e muore intorno alla meta degli anni ’60, più precisamente nel 1965, quando gli ultimi stanchi epigoni del genere tentano invano di contrastare il fenomeno vincente dello spaghetti western.

 

[…] Le équipe che lavoravano a questi film non erano casuali. Personaggi come Sergio Leone, Sergio Corbucci, Duccio Tessari, Franco Giraldi, Sergio Sollima, Luciano Vincenzoni, Domenico Paolella, Vittorio Cottafavi (oltre al nume tutelare Ennio De Concini, che spesso si limitava ad apporre il suo nome come se si trattasse si un imprimatur) non lavoravano mai a caso, non rendevano indifferente la propria presenza, personalizzavano il proprio lavoro. Per usare lo schema che i Cahiers hanno applicato al cinema classico americano, il contributo d’autore riusciva a emergere dalla griglia di genere. Anche all’epoca in cui questi film uscivano tra l’indifferenza della critica, qualcuno aveva notato che Ercole alla conquista di Atlantide  conteneva una precisa allusione alle teorie superomistiche del nazismo, con quella razza ariana che avrebbe dovuto dominare il mondo; e che Il colosso di Rodi si reggeva sulla compresenza di analisi dell’imperialismo e su un ribellismo che si poneva anche problemi di egemonia sociale; che Arrivano i titani, con quella presa di coscienza  casuale e improvvisa, parodiava il genere e contemporaneamente la concezione leninista del partito e che Le legioni di Cleopatra non prevedeva nemmeno il lieto fine consolatorio.

 

Stefano Della Casa è tra i massimi esperti di cinema italiano, dopo aver curato la sezione "Spazio Italia" sin dalla sua fondazione, ha ricoperto la carica di direttore del Torino Film Festival dal 1999 al 2002. Dal 1994 conduce Hollywood Party, programma radiofonico di Radio3 e dal 2004 al 2006 il contenitore notturno La 25° ora - Il cinema espanso su LA7. Dal 2008 è direttore artistico del Roma Fiction Fest. Collabora con il quotidiano La Stampa e con numerose riviste di cinema. Da alcuni anni presiede la Film Commission Piemonte. Tra le sue pubblicazioni: Mario Monicelli (1986); Mario Mattoli (1990); Riccardo Freda (1999); Dario Argento, il brivido della critica cinematografica (2000); Officina torinese. Una passeggiata in cento anni di cinema (2000); Capitani coraggiosi. Produttori italiani 1945-1975 (2003); La buca di Maspero in Scrittori in curva (2009); Hollywood sul Tevere (2010); Il professor matusa e i suoi hippies (2011); Prima parte. Cinema italiano dal 1939 al 1980 (2012); Pop film art (2012); Splendor.Storia (inconsueta) del cinema italiano (2013).

 

Marco Giusti critico cinematografico, studioso di cinema, autore televisivo e regista. Ha realizzato diversi programmi televisivi, tra cui Blob, Blobcartoon, Fuori orario, La situazione comica, Carosello, Scirocco, Orgoglio coatto, Fenomeni, Matinée, Soirée, Cocktail d'amore, Stracult e Base Luna. Nel 1996 ha curato la mostra su Carosello per la Triennale di Milano, nel 2004 la retrospettiva Italian kings of the B's - Storia segreta del cinema italiano per la Mostra del cinema di Venezia e nel 2007, la rassegna sul western all'italiana e nel 2010 la retrospettiva La situazione comica. Tra i numerosi libri, si ricordano: Il grande libro di Carosello (1994), Dizionario dei film italiani stracult (1999), Totò si nasce e io, modestamente, lo nacqui (2000), Dizionario del western all'italiana (2007), 007 all'italiana (2010), Vedo... l'ammazzo e torno (2013). Collabora da più di vent'anni con «Il Manifesto» e «L'Espresso».