Il cinema secondo Bergman. I capolavori del grande maestro svedese – I parte
Il Museo Nazionale del Cinema rende omaggio al cinema di Ingmar Bergman – regista, sceneggiatore e scrittore svedese, sia teatrale che cinematografico, scomparso nel 2007 – con un’ampia retrospettiva, che si concluderà nel mese di maggio dal titolo Il cinema secondo Bergman. I capolavori del grande maestro svedese.
La retrospettiva dedicata a Ingmar Bergman è un progetto della Cineteca del Comune di Bologna e del Museo Nazionale del Cinema, realizzato con la collaborazione dello Svenska Institutet, dello Svenska Filminstitutet-Cinemateket e di Classic Films. Un ringraziamento particolare all’Ambasciata di Svezia in Italia per il sostegno.
Considerato una delle personalità più eminenti della storia della cinematografia mondiale, Bergman ha coniugato in maniera unica e magistrale l’interrogarsi sui temi universali dell’esistenza umana con l’utilizzo delle tecniche del linguaggio cinematografico. Le sue pellicole sono caratterizzate dalla strenua cura nella narrazione e dalla forza figurativa, che mettono in evidenza il suo approccio estremamente lirico nel trattare le storie e i personaggi. Tra i vari riconoscimenti ricordiamo l'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 1958 con Il posto delle fragole, un Oscar nel 1960 per La fontana della vergine e uno per il Migliore film straniero nel 1961 con il film Come in uno specchio, mentre ben quattro sono stati gli Oscar per Fanny e Alexander. Molti gli altri premi, tra i quali il Premio Federico Fellini per l'eccellenza cinematografica, ricevuto nel 2005, due anni prima della scomparsa.
Nella sua biografia, intitolata "Lanterna magica", il regista scrive: La verità è che io vivo sempre nella mia infanzia, giro negli appartamenti in penombra, passeggio per le silenziose via di Uppsala, mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l'enorme betulla a due tronchi. Mi sposto con la velocità di secondi. In verità, abito sempre nel mio sogno e di tanto in tanto faccio una visita alla realtà.
La prima parte della retrospettiva sarà inaugurata martedì 22 marzo 2011, alle ore 16.30, presso la Sala Tre del Cinema Massimo, con la proiezione del film Spasimo, prima sceneggiatura di Bergman per la regia di Alf Sjöberg. Ingresso 5,50/4,00/3,00 euro.
Alf Sjöberg
Spasimo / Hets
(Svezia 1944, 101’, b/n, v.o. sott. it.)
Jan-Erik sta per fare l’esame di maturità, ma è terrorizzato dal professore di latino che gli studenti hanno soprannominato “Caligola”. Una dolce commessa lo comprende e lo consola, ma qualche giorno dopo verrà trovata morta nella sua stanza. Il film segnò l'inizio della carriera di Bergman come sceneggiatore. L'attore Stig Järrel era stato truccato in modo da assomigliare a Himmler, capo della Gestapo, e molti furono gli spettatori che videro in Caligola un simbolo del nazismo.
Sc.: Ingmar Bergman; Fot.: Martin Bodin; Int.: Stig Järrel, Alf Kjellin, Maj Zetterling.
Il cinema secondo Bergman. I capolavori del grande maestro svedese – I parte
di Silvio Danese
Come succede con Bresson, Herzog o Sokurov, i film di Ingmar Bergman sembrano nascere dalla concentrazione acuta della poesia, sviluppata in un cielo aperto, leggibile, coinvolgente. Ma quando lo spettatore cerca la parola giusta per evocarli e collocarli nella propria esistenza, è alla forza e all'ambiguità della poesia che deve tornare. Woody Allen sostiene che Bergman, “autore di un menù di sbalorditivi capolavori del cinema”, riesce a intrattenerti mentre, nella sua mente, sta sceneggiando le idee di Kierkegaard e Nietzsche. Tra le diverse e numerose cose che si possono dire su Bergman, davanti a una dispiegata retrospettiva dell'opera omnia torna sempre il rapporto tra il pubblico e i suoi film, tra la presunta, presumibile esperienza di temi e forme intensi, aspri, dolorosi, filosofici, non facili, e il consenso vicino al successo. Come in uno specchio, arcano e tetro incubo, avvolto dalla seconda suite per violoncello di Bach, “uno dei film più angosciosi e sconvolgenti sulla follia” (Morandini), nel 1962 vinse l'Oscar per il miglior film straniero. Come “boiata pazzesca” Fantozzi ha preso di mira la corazzata di Ejzenštejn, non la Morte pallida e incappucciata del Settimo Sigillo. Lasciatemi ricordare, in questi tempi nostri, che a metà anni Settanta, la seconda rete della televisione di Stato italiana poteva programmare la rassegna “Lanterna magica, nove film di Ingmar Bergman”, a partire da La prigione, mandato in onda alle 21.35 del sabato sera. Undici anni prima, un'altra rassegna era passata sulla prima rete nazionale. Nel 1978 diciassette milioni di italiani seguirono dal loro salotto la versione integrale di Scene da un matrimonio. Non ci prova, oggi, nessun capostruttura. Chi ci va in consiglio d'amministrazione a farsi firmare l'autorizzazione per mandare in onda Sinfonia d'autunno, Il posto delle fragole o Fanny e Alexander invece di Attenti a quei due, Porta a porta o Spazio Santoro?
Nel secolo breve delle guerre mondiali e dell’Olocausto i film di Bergman hanno sfidato al cuore i pochi temi cruciali e le più controverse emozioni, il dolore consolato dalla pietà (Sussurri e grida), la solitudine accesa dalla ribellione, in virtù dell'autentico (Persona), l’amore matrimoniale interrogato dal maschile e dal femminile nel corso del tempo (Scene da un matrimonio, Sarabanda), la malattia dei sentimenti che lambisce l'insanità mentale (Come in uno specchio, Un'estate d'amore), la memoria e i bilanci scatenati nell'interiorità (Il posto delle fragole), la rappresentazione come volontà, scena metafisica o biografica (Il rito, Il volto, Fanny e Alexander, Dopo la prova), molti frutti di un solo, essenziale, albero: il rapporto con dio, il suo silenzio, a partire dal dubbio della fede, nello sfondo del senso della vita. Tuttavia, il braccio di ferro drammaturgico di Bergman con la vita è sempre stato con la mano della morte. E non era un apocalittico virtuoso, come Tarkovsky, nè un introverso visionario come Fellini. Il realismo filosofico e letterario (da Kierkegaard a Strindberg) del suo sguardo sul mondo era così intenso, espressivo ed espressionista (scambiato in un primo momento per naturalismo) che, diciamo, il suo cinema non poteva non sapere: che il punto era sempre quello, la morte. Non è mai stato facile mettersi in poltroncina davanti ai suoi film. Le tensione della cinepresa, della luce e dello spazio invisibile nei suoi celebri primissimi piani, era ed è immediatamente angosciante perchè eravamo, e siamo, ancora lì a carpire la vita dei personaggi nella fisiognomica degli attori, con una lente d’ingrandimento insopportabile sull’anima. Meraviglioso. Bellissimo ed esasperante. Rivelatore, certo. Truffaut, mentre ricordava quanto Bergman ammirasse Hitchcock, richiamava l'ammaliante sensorialità del suo sguardo, le bocche balbettanti, le orecchie in ascolto dell'impercettibile, occhi che esprimono desideri, umanità, panico. Teatralità della cinepresa? Equivoci delle parole. La totalità della scena, in una profonda conoscenza e attitudine per le arti, era il suo dispositivo per tentare di mettersi in ascolto dell'uomo.
Il cinema secondo Bergman – I parte
CALENDARIO DELLE PROIEZIONI
MAR 22, h. 16.30, MER 23, h. 18.15
Alf Sjöberg
Spasimo / Hets
(Svezia 1944, 101’, b/n, v.o. sott. it.)
Jan-Erik sta per fare l’esame di maturità, ma è terrorizzato dal professore di latino che gli studenti hanno soprannominato “Caligola”. Una dolce commessa lo comprende e lo consola, ma qualche giorno dopo verrà trovata morta nella sua stanza. Il film segnò l'inizio della carriera di Bergman come sceneggiatore. L'attore Stig Järrel era stato truccato in modo da assomigliare a Himmler, capo della Gestapo, e molti furono gli spettatori che videro in Caligola un simbolo del nazismo.
Sc.: Ingmar Bergman; Fot.: Martin Bodin; Int.: Stig Järrel, Alf Kjellin, Maj Zetterling.
MAR 22, h. 18.30, MER 23, h. 22.30
Ingmar Bergman
Crisi / Kris
(Svezia 1946, 93’, b/n, v.o. sott. it.)
In una tranquilla cittadina di provincia vive Nelly, diciottenne, con la matrigna Ingeborg Johnson. La giovane ha un corteggiatore, Ulf, che la invita ad un ballo. Nelly accetta ma i progetti vanno a monte per l’arrivo inaspettato della vera madre di Nelly e del suo fidanzato Jack. Primo film diretto da Bergman che trasforma sul set le suggestioni teatrali e affida la parte più allusiva dell’intreccio al rapporto costante tra campo e fuori campo.
Sc.: I. Bergman, da una commedia di Leck Fischer; Fot.: Gösta Roosling; Int.: Dagny Lind, Marianne Löfgren, Inga Landgré.
MER 23, h. 20.30, DOM 27, h. 16.00
Ingmar Bergman
Monica e il desiderio / Sommaren med Monika
(Svezia 1953, 96’, b/n, v.o. sott. it.)
In uno squallido caffè del porto si incontrano Monica e Henry, entrambi commessi e accomunati da una vita difficile. Lui è orfano di madre e vive con il padre malato, lei fa parte di una famiglia numerosa che deve sopportare gli eccessi di un padre alcolizzato. Fece sensazione l'insolente sensualità della ventenne Harriet Andersson, destinata a diventare una delle attrici più amate dal regista. Godard ne elogiò il finale per “il piano-sequenza più triste della storia del cinema”.
Sc.: I. Bergman, Andres Fogelström; Fot.: Gunnar Fischer; Int.: Harriet Andersson, Lars Ekborg, Bengt Brunskog.
VEN 25, h. 16.30, LUN 28, h. 22.30
Ingmar Bergman
Piove sul nostro amore / Det regnar på vår kärlek
(Svezia 1946, 95’, b/n, v.o. sott. it.)
David e Maggie si incontrano per caso alla stazione di Stoccolma in una grigia giornata di pioggia. Lui è appena uscito di prigione e non ha né soldi né lavoro, lei, povera ragazza di campagna, è incinta e senza casa. Si rifugiano in un capanno abbandonato, contro il volere dei proprietari del terreno. Primo film di Bergman realizzato con la produzione di Lorens Marmstedt che tenne sotto costante controllo il lavoro del suo pupillo.
Sc.: I. Bergman, Herbert Grevinius; Fot.: Hilding Bladh, Göran Strindberg; Int.: Birger Malmsten, Barbro Kollberg, Sif Ruud.
VEN 25, h. 18.30, DOM 27, h. 22.30
Ingmar Bergman
La terra del desiderio / Skepp till Indialand
(Svezia 1947, 98’, b/n, v.o. sott. it.)
Dopo molti anni di assenza, il giovane marinaio Johannes torna nella sua cittadina d’origine e ritrova il mondo che ha lasciato. Rivede Sally, che ha amato e che crede ancora di amare, ma viene respinto. Camminando sulla spiaggia ripensa al passato, al suo primo incontro con lei, al rapporto conflittuale col padre a causa del quale aveva deciso di imbarcarsi. Melodramma d’ambiente portuale di grande forza poetica, con personaggi intensi e vibranti.
Sc.: I. Bergman; Fot.: Göran Strindberg; Int.: Birger Malmsten, Gertrud Fridh, Jan Molander.
VEN 25, h. 20.30, LUN 28, h. 16.30
Ingmar Bergman
Città portuale / Hamnstad
(Svezia 1948, 100’, b/n, v.o. sott. it.)
Sullo sfondo di un porto si assiste alla scena di una ragazza che, uscita da una casa correzionale e dopo innumerevoli peripezie di carattere familiare e sociale, tenta il suicidio gettandosi in mare. Viene salvata da un giovane marinaio del quale si innamora, iniziando così una nuova vita. Un film ignorato, a suo tempo, dal pubblico e dalla critica, in cui, però, i temi cari a Bergman emergono con inedita forza.
Sc.: I. Bergman, dal romanzo di Olle Länsberg; Fot.: Gunnar Fischer; Int.: Nine-Christine Jönsson, Bengt Eklund, Mimi Nelson
VEN 25, h. 22.30, LUN 28, h. 18.30
Ingmar Bergman
Sete / Törst
(Svezia 1949, 83’, b/n, v.o. sott. it.)
Ruth è una ex ballerina che, prima di sposarsi, ha avuto una relazione turbolenta con un uomo che l’ha subito abbandonata. L'odio verso gli uomini che Ruth ha maturato da questa esperienza si ripercuote sul rapporto con il marito Bertil, insicuro nei rapporti con le donne. Viaggiano insieme in treno dall'Europa meridionale alla Svezia, attraversando la Germania ancora in guerra. Duante il lungo viaggio sono costretti a guardare dentro se stessi e a ritrovare un rapporto più sereno.
Sc.: I. Bergman, ispirato alle novelle di Birgit Tengroth; Fot.: Gunnar Fischer; Int.: Eva Henning, Birger Malmsten, Birgit Tengroth.
SAB 26, h. 16.30, LUN 28, h. 20.30
Ingmar Bergman
Sorrisi di una notte d’estate / Sommarnattens leende
(Svezia 1955, 110’, b/n, v.o. sott. it.)
L’avvocato Fredrik Egerman ha sposato la giovanissima Anne ma è geloso del rapporto di amicizia che si è instaurato tra lei e suo nipote Henrik. Chiede consiglio all’amica Desirée, ma i due vengono sorpresi in atteggiamento equivoco dal conte Malcolm. Commedia atipica che tratta con tono più lieve i temi cari a Bergman: l'insoddisfazione umana, l'incomprensione fra uomo e donna, la ricerca impossibile della felicità.
Sc.: I. Bergman; Fot.: Gunnar Fischer; Int.: Eva Dahlbeck, Gunnar Björnstrand, Ulla Jacobsson.
SAB 26, h. 18.30, MER 30, h. 16.30
Ingmar Bergman
Donne in attesa / Kvinnors väntan
(Svezia 1952, 107’, b/n, v.o. sott. it.)
In una villa, d’estate, quattro donne che hanno sposato quattro fratelli aspettano il ritorno dei rispettivi mariti. Per ingannare l'attesa si raccontano le loro esperienze matrimoniali, le gioie e le delusioni, le speranze e i dolori della loro vita. Il racconto è tutto giocato tra i ricordi del passato e le attese del presente. L’inizio ha dialoghi drammatici ma il finale si stempera in uno stile da commedia. Fu quasi ignorato a Venezia ma il successo di pubblico aprì al regista le strade del consenso popolare.
Sc.: I. Bergman; Fot.: Gunnar Fischer; Int.: Anita Björk, Eva Dahlbeck, Jarl Kulle.
SAB 26, h. 20.30, MAR 29, h. 16.30
Ingmar Bergman
Una vampata d’amore / Gycklarnas afton
(Svezia 1953, 93’, b/n, v.o. sott. it.)
Albert, il direttore di un circo, stanco del rapporto che lo lega alla cavallerizza Anne, cerca di tornare con la moglie Agda, ma questa lo respinge. Ma contemporaneamente Anne l’ha già tradito con l’attore del teatro locale Frans. Il film si apre con una sequenza che non sembra avere alcun nesso con la storia, eppure è preludio e sintesi dei temi che saranno poi affrontati a fondo in seguito. “Un tumulto, ma un tumulto ben organizzato... Un film relativamente sincero e svergognatamente personale” disse Bergman del film.
Sc.: I. Bergman; Fot.: Sven Nykvist; Int.: Hasse Ekman, Gunnar Björnstrand, Harriet Andersson.
SAB 26, h. 22.15, MER 30, h. 18.30
Ingmar Bergman
Sogni di donna / Kvinnodröm
(Svezia 1955, 87’, b/n, v.o. sott. it.)
Due amiche, Susanna e Doris, vivono storie sentimentali piuttosto simili. Susanna, direttrice di un atelier, ama Henrik, uomo sposato che vive in un’altra città. Per poterlo incontrare parte per Göteborg con un pretesto, insieme all’amica. Doris, a sua volta, incontra un uomo più anziano che si invaghisce di lei e le regala abiti e gioielli. Un film che alterna drammaticità, di cui è maestra Eva Dahlbeck, e giocosa ironia, affidata alla sempre brava Harriet Andersson.
Sc.: I. Bergman; Fot.: Hilding Bladh; Int.: Harriet Andersson, Eva Dahlbeck, Marianne Nielsen.
MAR 29, h. 18.15, MER 30, h. 22.30
Ingmar Bergman
Verso la gioia / Till glädje
(Svezia 1950, 98’, b/n, v.o. sott. it.)
Il violinista Stig, durante una prova con l’orchestra, viene a sapere che la moglie Marta è morta. Poco dopo, solo nel suo appartamento, è assalito dai ricordi. Ripensa a quando si sono conosciuti e alle molte traversie che ha vissuto il loro rapporto. Al centro di tutto il contrasto tra la sublimità della musica che porta gioia, come dimostra il largo uso dell’Inno alla gioia di Beethoven, e la pochezza delle vicende umane, spesso dolorose e vacue.
Sc.: I. Bergman; Fot.: Gunnar Fischer; Int.: Stig Olin, Maj-Britt Nilsson, Victor Sjöström.