Al Cinema Massimo tutti i film di Alan Parker, un autore sulle ali del successo
Il Museo Nazionale del Cinema rende omaggio all’opera di Alan Parker con una retrospettiva completa a cura di Stefano Boni e Massimo Quaglia dal titolo Alan Parker, un autore sulle ali del successo. La retrospettiva è un progetto di Sottodiciotto Film Festival, realizzata in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema.
I film di Alan Parker verranno presentati in parte durante Sottodiciotto Filmfestival, mentre rassegna sarà completata nell’ambito della programmazione della Sala Tre del Cinema Massimo, da domenica 18 a mercoledì 21 dicembre 2011 compreso. Ingresso 5,50/4,00/3,00 euro.
Nato in Gran Bretagna ma oramai naturalizzato americano, Alan Parker nella sua quarantennale carriera ha toccato praticamente tutti i generi cinematografici, realizzando film famosissimi.
“Ho fatto diversi film musicali ma sono tutti diversi, appartengono a generi differenti. Piccoli gangsters, per la sua struttura, è un musical hollywoodiano classico. Pink Floyd The Wall è invece il tentativo di raccontare una storia soltanto con la musica e le immagini. The Commitments, a suo modo, è un film di finzione che incidentalmente parla di musica. Tutti questi film utilizzano la musica ma in modo sempre diverso”. Dall’intervista ad Alan Parker contenuta nel volume pubblicato da Sottodiciotto Filmfestival per Cineforum in occasione della retrospettiva.
Alan Parker, un autore sulle ali del successo
“Le mie origini sono proletarie, eravamo piuttosto poveri e, considerato l’ambiente che frequentavo, se fossi andato in giro a dire che sognavo di fare il regista cinematografico, mi sarei preso un pugno sul naso. A scuola ero decisamente bravo a scrivere e a disegnare, la mia ambizione era di diventare scrittore. Finite le superiori, non andai all'università. Fui invece assunto da un'agenzia pubblicitaria, facevo dei lavoretti semplici. Ammiravo molto i copywriter e gli art director e loro mi davano sempre delle cose da fare. Alla fine, mi promossero a junior copywriter. Ebbi molto successo a Londra in quel periodo. Gli anni Sessanta furono un periodo rivoluzionario, in Inghilterra tutto era in trasformazione in ambito artistico e soprattutto in quello musicale. Accadde la stessa cosa in pubblicità e io ebbi la fortuna di farne parte. Il mondo della pubblicità era interessante ed era molto democratico: nessuno mi chiedeva quale università avessi frequentato, bastava che mostrassi il mio lavoro. Ottenni un piccolo budget per fare degli esperimenti con la pubblicità televisiva nella cantina dell'agenzia per la quale lavoravo. Io scrivevo la sceneggiatura degli spot ma delle riprese e del suono si occupavano altri colleghi. A un certo punto mi ritrovai a fare il regista e le pubblicità divennero sempre più ambiziose. Così finii per pensare di realizzare dei lungometraggi.
Dopo Piccoli gangster, che era un soggetto decisamente eccentrico, ho diretto Fuga di mezzanotte. Erano davvero l'uno l'opposto dell'altro, al punto che era impossibile capire che tipo di regista io fossi o volessi diventare. Visto che Fuga di mezzanotte era un film molto serio e drammatico, avevo il desiderio di fare un film diverso e, in più, non avevo ancora girato un film in America. Saranno famosi è stato il primo film che ho fatto a New York. È un film in cui io, da inglese, osservo la vita in America. Il mondo dello spettacolo americano la sintetizza perfettamente.
Lavorare con Roger Waters è stato difficilissimo. All’inizio non era previsto che io fossi il regista di Pink Floyd The Wall, il mio ruolo era quello del produttore e avevo promesso a Roger che l’avrei aiutato a scriverlo. Quando era uscito l'album, avevo pensato che fosse un ottimo soggetto per un film. All’inizio facemmo delle riunioni con Roger e Gerald Scarfe. Per alcune settimane ci incontrammo tutte le mattine e ne venne fuori una sceneggiatura. In realtà si trattava più che altro di un trattamento. Era di sole venti pagine. Inizialmente il mio direttore della fotografia, Michael Seresin, e l'animatore, Gerald Scarfe, avrebbero dovuto curare la regia ma la cosa non sembrava funzionare. Alla fine tutti mi chiesero di occuparmene e accettai. Con questa strana sceneggiatura tra le mani, ogni giorno fui costretto a inventarmi qualcosa sul set. Il film si sviluppò davvero solo durante le riprese, un’assurdità, se considerate che si trattava di un film molto costoso. Roger mi aveva consegnato questo progetto, questa sua folle idea, e mi ritrovai a dover interpretare quel che lui intendeva dire. Alcune parti della sua storia erano molto chiare, altre per niente. Dico sempre che è stato il mio film di diploma, il film di diploma più costoso della storia del cinema. Sono molto fiero del film, anche perché è molto importante per l'influenza che ha avuto sui video musicali: molti lo hanno copiato. Ma farlo è stato molto difficile, un’esperienza davvero patetica, non mi sono divertito per niente, è stato il periodo più deprimente della mia vita, soprattutto a causa del rapporto tra me e Roger. Non abbiamo mai litigato per questioni artistiche, era solo una questione di ego. Lui era responsabile del suo mondo e io del mio. Le due cose finirono per collidere. Sui titoli di testa c’era scritto: “Un film di Alan Parker”; lui lo fece cambiare in “Un film di Alan Parker, di Roger Waters””.
(Dichiarazioni tratte dall’intervista ad Alan Parker contenuta nel volume pubblicato da Sottodiciotto Filmfestival per Cineforum in occasione della retrospettiva).
PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI
Le ceneri di Angela (Angela’s Ashes)
Usa/Irlanda 1999, 145’, col., v.o. sott.it.
Nel 1935 la famiglia McCourt – padre, madre e 4 maschietti – lascia Brooklyn per tornare a Limerick, la città più santa e piovosa dell'Irlanda cattolica, dove Frank, il maggiore dei figli, passa dall'infanzia all'adolescenza in una miseria nera illuminata dalla presenza della madre Angela e dalla volontà di tornare negli Stati Uniti. Notevole la fotografia in grigio-verde del collaboratore di sempre Seresin, e della musica di John Williams.
Copia proveniente da Universal Pictures
Sc.: Laura Jones, A. Parker, dal libro di Frank McCourt; Fot.: Michael Seresin; Int.: Emily Watson, Robert Carlyle, Joe Breen.
DOM 18, h. 16.00, LUN 19, h. 20.00
Piccoli Gangsters (Bugsy Malone)
Gran Bretagna 1976, 93’, col.
Commedia musicale di ambiente gangsteristico nella New York del 1929 tutta interpretata da ragazzini. Tutti gli stereotipi del genere girati in chiave quasi parodistica: la rivalità tra bande risolta a raffiche di panna montata, le automobili che sfrecciano a pedali, il proibizionismo, la bella cantante che suscita la gelosia tra i capi. Parker, attraverso la presenza dei bambini, riesce a stabilire una certa distanza critica dalla materia narrativa.
Sc.: A. Parker; Fot.: Michael Seresin, Peter Biziou; Int.: Scott Baio, Florrie Dugger, Jodie Foster.
DOM 18, h. 18.45, LUN 19, h. 22.30
Angel Heart - Ascensore per l'inferno
Usa/Canada/Gran Bretagna 1987, 113’, col., v.o. sott.it.
New York, 1955. Harold Angel è uno scalcinato investigatore privato. Un inquietante personaggio gli commissiona un’indagine molto particolare: scoprire se Johnny Favourite, cantante ricoverato anni prima in ospedale e sofferente di una grave amnesia, sia vivo o morto. La strada verso la verità si intreccia pericolosamente con la magia e le morti misteriose che si susseguono senza spiegazioni in un viaggio sempre più cupo, da Brooklyn a Harlem, fino a New Orleans.
Proiezione digitale HD
Sc.: A. Parker da un romanzo di William Hjortsberg; Fot.: Michael Seresin; Int.: Mickey Rourke, Robert De Niro, Lisa Bonet.
DOM 18, h. 20.30, LUN 19, h. 15.45
Morti di salute (The Road to Wellville)
Usa 1994, 118’, col.
Nel 1907 una coppia di giovani coniugi in crisi entra in una clinica della salute del Michigan, diretta dal dottor Kellogg, inventore dei fiocchi di granoturco e fanatico cultore di un salutismo basato sul vegetarianesimo e sull'astinenza sessuale. I due coniugi vengono sottoposti a strani trattamenti con moderne macchine elettriche, del tutto inutili, ma alla fine riusciranno a superare la loro crisi. Un film tra il grottesco e il satirico che ritrae e si prende gioco dei primi passi della moderna industria della salute.
Sc.: A. Parker, dal romanzo di T. Coraghessan Boyle; Fot.: Peter Biziou; Int.: Anthony Hopkins, Bridget Fonda, John Cusack.
DOM 18, h. 22.30, LUN 19, h. 17.45
Spara alla luna (Shoot the Moon)
Usa 1982, 124’, col., v.o. sott.it.
La famiglia Dunlap è composta dal padre, George, dalla madre Faith e da quattro indiavolate figliolette che gridano e strepitano in casa e fuori casa. I coniugi sono in crisi: lui, scrittore affermato di romanzi, ha un amante, lei sa tutto e, di conseguenza, si allontana dal marito. Dopo quindici anni di matrimonio non si riconoscono più. La vita li ha usurati e anche le figlie cercano disperatamente di salvarsi in questo naufragio. Il film più autobiografico di Alan Parker, scritto dallo sceneggiatore Premio Oscar di Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Copia conservata da British Film Institute
Sc.: Bo Goldman; Fot.: Michael Seresin; Int.: Albert Finney, Diane Keaton, Karen Allen.
MAR 20. h. 16.15, MER 21, h. 18.30
Benvenuti in paradiso (Come See the Paradise)
Usa 1990, 138’, col.
Nel 1936 l'irlandese Jack McGurn, giunto a Los Angeles per sfuggire al suo passato di militante attivo in un sindacato di New York, trova lavoro in un cinema della Little Tokio, la colonia degli oriundi giapponesi, di proprietà di Hiroshi Kawamura. Ne sposa la figlia Lily ma nel 1941 è costretto ad arruolarsi mentre la famiglia Kawamura, dopo Pearl Harbour, viene trasferita in un campo di internamento nel deserto insieme ad altre migliaia di giapponesi. Per la prima volta il cinema racconta il calvario dei nippo-americani negli anni della guerra.
Sc.: A. Parker; Fot.: Michael Seresin; Int.: Dennis Quaid, Tamlyn Tomita, Sab Shimono.
MAR 20. h. 18.30, MER 21, h. 20.45
Evita
Usa 1996, 135’, col., v.o. sott.it.
Adattamento cinematografico dell'omonimo musical composto da Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. Eva Duarte a diciott'anni, legata al noto cantante di tango Agustin Magaldi arriva a Buenos Aires dalla campagna, senza un soldo ma disposta a tutto pur di diventare famosa. Dopo anni di avventure galanti e di amicizie importanti e dopo esser diventata attrice radiofonica, conosce il colonnello Juan Domingo Perón, destinato a diventare il futuro Presidente dell’Argentina. Il brano You Must Love Me è stato composto apposta per la versione cinematografica e premiato con un Oscar per la migliore canzone.
Sc.: A. Parker, Oliver Stone, dal musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. Fot.: Darius Khondji; Int.: Madonna, Antonio Banderas, Jonathan Pryce.
MAR 20, h. 21.00, MER 21, h. 16.00