Il Museo Nazionale del Cinema al festival “Il Cinema Ritrovato”
Il Museo Nazionale del Cinema è presente alla XXVI edizione del festival “Il Cinema Ritrovato” (Bologna, dal 23 al 30 giugno 2012) con nuovi restauri e film della propria collezione. Per l’occasione verrà presentata Missing Stars, la nuova sezione del sito del Museo dedicata ai film da identificare.
Tra le pellicole presentate in anteprima al festival ci saranno due nuove preservazioni di film interpretati dalla grande diva del muto italiano Pina Menichelli: Papà di Nino Oxilia del 1915 – una pochade maliziosa in cui la giovane attrice, non ancora diva, mostra un inaspettato talento per la commedia – e un breve frammento di Gemma di Sant’Eremo di Alfredo Robert del 1918, pochi minuti salvati dal decadimento della copia nitrato in cui si percepisce un’interpretazione languida e stilizzata della prima attrice. Pina Menichelli è anche protagonista di La moglie di Claudio di Gero Zambuto (1918) presentato al festival nella copia restaurata nel 2011. Nella sezione Cento anni fa: i film del 1912, il Museo presenta Polidor al club della morte (1912) – rilettura in chiave comica delle lugubri e brutali atmosfere che caratterizzano la cinematografia italiana del 1912. Dello stesso anno è anche Sommergibili nel Mediterraneo di Luca Comerio, grande documentarista del quale il Museo ha deciso di valorizzare i film che conserva nella propria collezione, reintegrando i bellissimi colori delle copie originali e inducendoci a riflettere su come l’utilizzo di imbibizioni e viraggi fosse molto diffuso anche nella produzione non fiction di guerra. Verrà infine proposta l’anteprima della copia restaurata del film identificato come La morte civile, fino a ora considerato perduto e tratto dal dramma di Paolo Giacometti (1861). Saggio dell’abilità attoriale di Giovanni Grasso, si ipotizza che il film sia stato girato da Mario Gallo nel 1910 in Argentina, dove, all’inizio del Novecento, l’attore fu per almeno due volte in tournée con la sua compagnia teatrale.
Il progetto Missing Stars
L’archivio film del Museo Nazionale del Cinema conserva un consistente nucleo di titoli da identificare: frammenti e copie complete, muti e sonori, e in molti casi si tratta di film di grande bellezza.
Per questo motivo si è deciso di dedicare loro una sezione del sito del museo alle Missing Stars – letteralmente “stelle perdute” – in modo da creare uno spazio interattivo con la volontà di condividere questo patrimonio con esperti e appassionati. A ogni film è dedicata una scheda di approfondimento che contiene una selezione di immagini, i dati filmografici a disposizione, la sinossi o la descrizione, i dati tecnici delle copie, note ed eventuali proposte di identificazione in corso di verifica. Nello spazio aperto ai commenti sono benvenuti suggerimenti, indizi, suggestioni utili a identificare il titolo. È possibile caricare materiali in proprio possesso che afferiscono ai film (per esempio foto, documenti, materiali pubblicitari).
Queste immagini potranno così in parte essere riconosciute e identificate. Anche quelle che rimarranno senza nome, tuttavia, avranno l’opportunità di essere restituite allo sguardo e alla memoria, contribuendo a diffondere immagini e suggestioni altrimenti destinate a rimanere sconosciute. Il sito, che a oggi contiene un centinaio di schede film, nasce per essere aggiornato con la graduale aggiunta di schede e specifiche sui titoli presentati. Il progetto Missing Stars verrà presentato il 26 giugno 2012, alle ore 16.00, al Festival de Il Cinema Ritrovato di Bologna.
Sempre nell’ambito del Festival del Cinema Ritrovato, il Museo Nazionale del Cinema, in occasione della FIAF Film Restoration Summer School 2012, propone una lezione dedicata al complesso restauro del film La moglie di Claudio (Gero Zambuto, 1918). Stella Dagna, Claudia Gianetto e Fabio Pezzetti Tonion (Museo Nazionale del Cinema) con Marianna De Sanctis (laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna) descriveranno l’iter di lavoro seguito nel restauro con particolare attenzione all’utilizzo dei documenti d’archivio e delle fonti extra filmiche. La lezione si terrà giovedì 28 giugno alle 10.
SCHEDE DEI FILM
Sezione Ritrovati e Restaurati Muti
LA MOGLIE DI CLAUDIO
Italia, 1918
Regia: Gero Zambuto
Supervisore alla regia: Giovanni Pastrone - Soggetto: dal dramma La femme de Claude (1873) di Alexandre Dumas figlio - Sceneggiatura: Dante Signorini - Fotografia: Antonio Cufaro, [Segundo de Chomón] - Interpreti: Pina Menichelli (Cesarina Ruper), Vittorio Rossi-Pianelli (Claudio Ruper), Alberto Nepoti (Antonino), Arnaldo Arnaldi (Moncabré), Gabriel Moreau (Enea Cantagnac), Antonio Monti [Daniele], [Gina Marangoni (Edmea)], Camillo Talamo, sig.ra Sperani, Leopoldo Lamari - Produzione: Itala Film, Torino - Visto di censura: 13741 del 14/08/1918
35mm. L..: 1437 m. D.: 70’ a 18 f/s. Colore (Desmetcolor). Didascalie italiane # Copia restaurata nel 2011 dal Museo Nazionale del Cinema e dalla Cineteca del Comune di Bologna con il laboratorio L’Immagine Ritrovata
Cesarina Rupert, moderna Messalina, è la moglie di Claudio, patriota e geniale inventore di macchine belliche per maggior gloria della Francia. Tra drammi passionali e intrighi spionistici una coppia così male assortita non potrà che andare incontro a una fine tragica. Pina Menichelli esibisce il suo campionario espressivo più estremo per rappresentare l’eroina nera di Dumas «…la mala femmina che mina la società, dissolve la famiglia, smembra la patria, sfibra l’uomo, disonora la donna di cui assume le parvenze e distrugge quelli che non la schiacciano». Il risultato è una performance che incarna compiutamente gli eccessi ma anche il potere ipnotico ed erotico di quello che Dalì definì “cinema isterico”. Anche se i critici contemporanei storsero il naso, criticando non solo gli eccessi della protagonista ma anche la convenzionalità della storia, stupisce veder trattati sullo schermo in modo tanto esplicito per l’epoca temi sociali e politici quali l’aborto e l’aspirazione del popolo ebraico alla costituzione di uno stato nazionale. Il restauro de La moglie di Claudio è stato realizzato dal Museo Nazionale del Cinema e dalla Cineteca di Bologna a partire da una copia positiva nitrato imbibita e virata, con didascalie francesi, della Collezione Lobster Films. La copia è una riedizione francese distribuita dalla filiale Vitagraph di Parigi. Le didascalie italiane sono state ricostruite grazie al visto di censura e agli elenchi delle didascalie conservati dal Museo Nazionale del Cinema. Alcuni palesi errori di montaggio sono stati emendati sulla base dei documenti e le lacune sono state segnalate con dieci fotogrammi neri.
PAPá
Italia, 1915
Regia: Nino Oxilia
Soggetto: dalla commedia omonima di Robert des Flers e Gaston de Caillavet – Fotografia: Giorgino Ricci – Interpreti: Ruggero Ruggeri (Conte di Sarzac), Pina Menichelli (Georgette Coursan), Amleto Novelli (Giovanni), Suzanne Arduini (Giovanna Aubrin), Giuseppe Piemontesi (Charmenil), Amerigo Tramonti (l’abate Jocasse) – Produzione: Cines, Roma – Prima visione: 7 ottobre 1915 – Visto di censura: 3523 del 17.4.1915 – Lunghezza originale: 594 m
35mm. L.: 580 m. D.: 29’ a 18 f/s. Colore (Desmetcolor). Didascalie italiane # Copia restaurata nel 2012 dal Museo Nazionale del Cinema
Un’inedita Menichelli, giovane e briosa bellezza provinciale, è contesa da due grandi nomi della scena italiana: Ruggero Ruggeri e Amleto Novelli. Ruggeri, intorno a cui è costruita questa spigliata vicenda tratta da una commedia all’epoca inedita in Italia, è un padre viveur che si vuole convertire alle gioie della famiglia ricongiungendosi al figlio fino ad allora trascurato. Novelli, un po’ imbarazzato in un ruolo che richiederebbe dieci anni di meno, è il figlio rustico e di buon cuore. In bilico non solo tra due uomini, ma tra due stili di vita; la Menichelli si aggira in bicicletta, adorna di fiori di campo, sfoggiando una naturalezza che sorprenderà chi conosce solo le sue interpretazioni più decadenti. A tratti tuttavia uno sguardo ombroso improvviso rivela il temperamento dell’attrice che si imporrà nell’immaginario del pubblico. Non è forse un caso se la bella Georgette da lei interpretata preferirà all’idillio agrestre, che peraltro offre spunto ad alcune delle scene più suggestive del film, l’allure parigina del Conte padre. Il restauro conservativo di Papà è stato realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino a partire da una copia nitrato positiva colorata e da un controtipo negativo conservati a Torino. La lavorazione è stata eseguita presso in laboratorio L’immagine Ritrovata nel 2012.
GEMMA DI SANT’EREMO
Italia, 1918
Regia: Alfredo Robert
Fotografia: Antonio Cufaro – Lunghezza originale: 1180 m – Priva visione: 4 febbraio 1918 – Visto di censura: 13196 del 1.1.1918 – Interpreti: Pina Menichelli (Gemma di Sant’Eremo), Alberto Nepoti (marchese De Renzis), Gabriel Moreau (Conte di Sant’Eremo) – Produzione: Itala Film, Torino.
35mm. L..: 35 m. D.: 2’ a 18 f/s. Colore (Desmetcolor). Didascalie italiane # Frammento preservato nel 2012 dal Museo Nazionale del Cinema
Gemma di Sant’Eremo fu un film sfortunato, massacrato dalla censura e stroncato dai critici che in Italia poterono vederne solo una versione mutila e stravolta. Il tempo ha infierito ulteriormente, dal momento che questo breve frammento è tutto ciò che rimane della copia nitrato conservata dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. Le immagini salvate dal decadimento ci mostrano una Menichelli prima gioiosa e innamorata, poi languida e decadente. Il restauro conservativo di questo frammento è stato realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino a partire da una copia positiva nitrato colorata conservata a Torino. La lavorazione è stata eseguita presso in laboratorio L’immagine Ritrovata nel 2012.
Sezione Il Progetto Napoli/Italia e il Cinema dell’emigrazione
LA MORTE CIVILE
[Regia: Mario Gallo, 1910, Argentina]
Soggetto: dal dramma di Paolo Giacometti (1861); Interprete: Giovanni Grasso (Corrado)
35mm. L.: 160 m. D.: 8’ a 18 f/s. bn, senza didascalie # Copia restaurata nel 2012 dal Museo Nazionale del Cinema
Giovanni Grasso (Catania, 1873 – 1930), il grande attore tragico siciliano, affiancò all’attività teatrale una proficua e fortunata carriera cinematografica che lo vide protagonista, tra l’altro, del mitico Sperduti nel buio. La vena realista che all’epoca dell’uscita colpì critica e pubblico e che spinse alcuni storici del cinema a leggere la sua produzione come uno dei diretti antenati del neorealismo caratterizza anche La morte civile e Dopo il peccato, i due titoli protagonisti dell’eccezionale ritrovamento nella collezione della famiglia Grasso e ora conservati dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. Il Museo propone l’anteprima della copia restaurata del film identificato come La morte civile, tratto dal dramma di Paolo Giacometti (1861). Saggio dell’abilità attoriale di Grasso, il film è stato girato secondo alcune ipotesi da Mario Gallo nel 1910 in Argentina, dove ad inizio Novecento l’attore fu per almeno due volte in tournée con la sua compagnia teatrale. Il restauro del film, realizzato presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata nel 2012, si è basato su una copia 35mm in supporto nitrato positiva in bianco e nero di 160 metri priva di didascalie e incompleta in apertura e nel finale; è stato ripristinato un corretto ordine di montaggio delle inquadrature mentre le lacune interne sono segnalate con fotogrammi neri.
Sezione Programma Italia dal Vero 1912
SOMMERGIBILI NEL MEDITERRANEO / SUBMARINES
Italia, 1912
Regia: Luca Comerio
35mm. L.: 160 m. D.: 8’ a 18 f/s. colore (DesmetColor), didascalie inglesi # Copia preservata nel 2012 dal Museo Nazionale del Cinema
Il Museo propone in anteprima la più suggestiva delle nuove preservazioni a colori dei film Comerio della propria collezione, precedentemente salvaguardati solo in copie bianco e nero. La visione di questi film a colori aggiunge un tassello ulteriore alla conoscenza della produzione del grande documentarista e permette di comprendere ancora meglio il fascino che queste testimonianze esercitavano sul grande pubblico, inducendoci a riflettere su come l’utilizzo di imbibizioni e viraggi fosse molto diffuso anche nella produzione non fiction di guerra. Sommergibili nel Mediterraneo è il film in cui il ritrovamento del colore esalta maggiormente le grandi doti di fotografo di Comerio, alternando delicati viraggi blu a un suggestivo accostamento di imbibizione rosa e viraggio blu teso a suggerire i giochi di luce di un tramonto sul mare.
Il restauro conservativo di questo frammento è stato realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino a partire da una copia positiva nitrato colorata conservata a Torino. La lavorazione è stata eseguita presso in laboratorio L’Immagine Ritrovata nel 2012.
Sezione Programma 1912
POLIDOR AL CLUB DELLA MORTE
Italia, 1912
Produzione: Pasquali & C.
Interprete: Ferdinand Guillaume (Polidor) – visto di censura: 10638 del 13/11/1915 – lunghezza originale: 205 m.
35mm. L. 196 m. D.: 8’30’’ a 18 f/s, bn e colore, didascalie italiane # Copia preservata nel 1998 dal Museo Nazionale del Cinema
Una sera Polidor, prima di addormentarsi, legge sul giornale una notizia che lo inquieta: in certi paesi esistono “club della morte” che obbligano i propri soci a suicidarsi per dimostrare sangue freddo e sprezzo della vita. Assopitosi sogna di essere ammesso ad uno di questi club prestigiosi e di venire introdotto in una sala decorata con simboli macabri, dove una compagnia di uomini eleganti attende il momento clou della serata, l’estrazione a sorte che stabilirà chi dovrà togliersi la vita; il prescelto avrà mezzora per uccidersi, altrimenti saranno i soci stessi a provvedere per lui. Naturalmente è proprio Polidor a estrarre dal mazzo la donna di picche ma mentre tutti, un po’ invidiosi, si congratulano, rinasce improvvisamente in lui un forte attaccamento alla vita. Questo rinato istinto vitale sembra arrivato troppo tardi: Polidor viene chiuso in una stanza piena di veleno, corda e pistole, atte a permettere al condannato di scegliere la morte preferita; ogni via di fuga pare sbarrata finché, quando gli altri soci entrano per sollecitarlo a sbrigarsi, lui li aggredisce brandendo una gamba del tavolo e fugge. Per fortuna è solo un sogno! Proprio sul più bello Polidor viene svegliato dal suo fido servitore mentre si agita per la stanza come un sonnambulo.
Restauro conservativo realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino a partire da una copia positiva nitrato. Dalla copia nitrato sono stati stampati su supporto di sicurezza un controtipo negativo e una copia positiva bianco e nero con didascalie stampate su pellicola colorata. L’intervento è stato effettuato presso il laboratorio Hagefilm, ora Eye Film Instituut, di Amsterdam nel 1998.