Agenda settimanale degli eventi al Cinema Massimo
- LUNEDI’ 3 DICEMBRE, ORE 16.30 – SALA TRE
Appuntamento inaugurale della retrospettiva Millenovecento65. Il cinema italiano del 1965 con la proiezione del film E venne un uomo di Ermanno Olmi.
Il Museo Nazionale del Cinema ospita anche quest’anno il consueto appuntamento dedicato al cinema italiano anno per anno curato dall’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza. La rassegna, dal titolo Millenovecento65. Il cinema italiano del 1965, propone nove film considerati tra i più importanti ed esemplificativi del panorama cinematografico del 1965 che verranno proiettati, da lunedì 3 dicembre a mercoledì 5 dicembre 2012, nella Sala Tre del Cinema Massimo. Ingresso: 6.00/4.00/3.00 euro.
Millenovecento65. Il cinema italiano del 1965 è un progetto dell'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, realizzato in collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale di Roma e Museo Nazionale del Cinema.
La retrospettiva sarà inaugurata lunedì 3 dicembre 2012, alle ore 16.30, presso la Sala Tre del Cinema Massimo, con la proiezione del film E venne un uomo di Ermanno Olmi – vita del bergamasco Angelo Roncalli: bimbetto contadino a Sotto il Monte, sacerdote, Nunzio Apostolico in Bulgaria, Turchia e a Parigi, Patriarca di Venezia e infine papa Giovanni XXIII – nella copia proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale.
Ermanno Olmi
E venne un uomo
(Italia 1965, 90’, col.)
Viaggio attraverso la vita di Angelo Roncalli, contadino bergamasco a Sotto Il Monte, sacerdote dalla Bulgaria a Parigi e infine Papa Giovanni XXIII a Roma. Ermanno Olmi ripercorre la giovinezza e la vocazione del suo conterraneo divenuto per tutti il Papa Buono. Una ricostruzione, quella di Olmi, insolita e originale per un film biografico che utilizza Rod Steiger come mediatore e racconta la vita di Giovanni XXIII usando immagini di archivio.
Copia proveniente da Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale.
Sc: Ermanno Olmi, Vincenzo Labella, tratto dall’autobiografia di Papa Giovanni XXIII; Fot.: Pietro Portalupi; Int.: Rod Steiger, Adolfo Celi, Romolo Valli.
- LUNEDI’ 3 DICEMBRE, ORE 16.30 – SALA UNO
In occasione della mostra METROPOLIS. IL CAPOLAVORO RITROVATO, il Museo Nazionale del Cinema ospita al Cinema Massimo la proiezione della versione restaurata di Metropolis di Fritz Lang.
In occasione della mostra Metropolis. Il capolavoro ritrovato – in corso alla Mole Antonelliana fino al 6 gennaio prossimo – a grande richiesta verrà riproposto il film di Fritz Lang nella versione restaurata nel 2010. Le proiezioni si terranno lunedì 3 dicembre e venerdì 7 dicembre 2012, alle ore 16.30, nella Sala Uno del Cinema Massimo. Ingresso: 5,00/4,00 euro.
Presentato in anteprima mondiale al Festival di Berlino, questo restauro di Metropolis, prima opera cinematografica iscritta nel registro della Memoria del Mondo dell’Unesco, recupera il suo splendore originale nella versione più lunga mai realizzata grazie all’intervento curato dalla Friedrich Wilhelm Murnau Stiftung. Un restauro che rende giustizia al capolavoro creduto per molto tempo perduto e che recupera anche la colonna originale del 1927 composta da Gottfried Huppertz.
Fritz Lang
Metropolis
(Germania 1927, 153’, b/n, did.or., sott.it.)
Nel 2026, nella città di Metropolis, la società è fortemente divisa in classi. Negli sfavillanti grattacieli vivono gli industriali, i manager, i ricchi e nel sottosuolo vivono gli operai confinati in un ghetto di cui i ricchi non sembrano sapere nulla. Il capo di tutto questo è l'imprenditore-dittatore Joh Fredersen, che vive in cima al grattacielo più alto, quello coi rostri come piste di atterraggio per aerei; suo figlio Freder vive in un irreale giardino eterno, popolato da sensuali fanciulle. Improvvisamente, però, irrompe nel giardino l'insegnante e profeta Maria, accompagnata dai figli degli operai, che lo invita a guardare i "suoi fratelli" che lavorano e muoiono nelle viscere della terra.
Proiezione digitale HD nella versione sonorizzata con la partitura originale
Sc.: Thea von Harbou; Fot.: Karl Freund, Günter Rittau; Int.: Alfred Abel, Gustav Frölich, Brigitte Helm.
- LUNEDI’ 3 DICEMBRE, ORE 21.00 – SALA UNO
Il Museo Nazionale del Cinema ospita in anteprima Signorina Giulia 3D di Felice Cappa, film tratto dallo spettacolo teatrale di Valter Malosti.
Il Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con Rai 5, è lieto di presentare – in anteprima – un evento da non perdere. Lunedì 3 dicembre 2012, alle ore 21.00, nella Sala Uno del Cinema Massimo, verrà proiettato il film Signorina Giulia 3D di Felice Cappa, tratto dall’allestimento teatrale che Valter Malosti – regista, attore e direttore artistico della compagnia Teatro di Dionisio – ha realizzato a partire dal testo di August Strindberg. Ingresso libero fino a esaurimento posti.
“Signorina Julie è la storia di un incontro estremo e distruttivo, lungo tutta una notte, tra la figlia di un conte (la Julie/Giulia del titolo) ed il servitore-tuttofare di suo padre (Jean/Giovanni). La cuoca Cristina, promessa sposa di Jean, osserva dall’esterno, e risulterà poi una sorta di ambiguo deus ex-machina, lo svolgersi dell’azione, che si sviluppa nei confini del suo regno: la cucina. Fa da sfondo all’azione una festa ubriaca di danze e vino che si protrae per tutta la prima metà del testo, la Midsommarnatten, la notte di mezza estate, la nordica notte magica di San Giovanni, occasione rituale di scatenamenti orgiastici, che spinge la padrona e il servo, a sperimentare attraverso una lotta senza esclusione di colpi, che chiama in causa anche la lotta di classe e quella tra maschile e femminile, un perturbante sconvolgimento dei ruoli” (Valter Malosti).
Signorina Giulia – prima fiction 3D della Rai – è stata prodotta da Rai 5 in collaborazione con il Centro Ricerche di Torino e i Centri di Produzione Tv di Milano e Torino e verrà mandata in onda sabato 8 dicembre 2012, alle ore 21.05, su Rai 5. Lo spettacolo teatrale di Valter Malosti da cui è tratto il film è invece una produzione di Teatro di Dioniso e del Teatro Stabile di Torino.
- MARTEDI’ 4 DICEMBRE, ORE 20.30 – SALA TRE
Per l’appuntamento mensile di CULT! proiezione dei film Achille e la tartaruga (Akiresu to kame) di Takeshi Kitano, introdotta da Dario Tomasi.
Per l’appuntamento con CULT! di dicembre, il Museo Nazionale del Cinema presenta, mercoledì 5 dicembre 2012, alle ore 20.30, nella Sala Tre del Cinema Massimo, la proiezione dei film Achille e la tartaruga (Akiresu to kame) di Takeshi Kitano, introdotta da Dario Tomasi. Ingresso: 6.00/4.00/3.00 euro.
Si chiude con Achille e la tartaruga (Akiresu to kame) la “trilogia autobiografica” di Kitano Takeshi con cui il regista arriva alle domande essenziali sulla sua esperienza di artista. In Takeshis’ (2007) aveva fatto i conti con la popolarità del suo personaggio, in Kantoku banzai! (2005) aveva giocato con il suo stesso cinema, qui si spinge fino ai limiti dell’arte.
“Con Takeshis’ ho ritratto un conflitto tra Beat Takeshi e Kitano Takeshi, il mio personaggio come star cinematografica e me stesso, con una specie di visione generale della mia vita sentimentale passata sullo sfondo. Con Kantoku banzai! ho ritratto un regista che si chiede quale tipo di film voglia fare. La sua conclusione è quella di realizzare un film di successo, ma poi resta frustrato dalla situazione. Achille e la tartaruga, infine, mette insieme le mie conclusioni di questa lunga riflessione. Il fatto stesso di essere coinvolto nel processo di creazione risolve il problema e rende irrilevante il successo” (Takeshi Kitano).
Takeshi Kitano
Achille e la tartaruga (Akiresu to kame)
(Giappone 2008, 119’, col., v.o. sott. it.)
Il signor Kuramoshi è un ricco industriale appassionato d'arte che ama circondarsi di artisti. Suo figlio Machisu ha una passione per tele e colori e sogna di fare il pittore. In seguito al fallimento e alla perdita di tutti i suoi beni, Kuramoshi si toglie la vita e il bambino viene affidato a uno zio brontolone e poco comprensivo che si sbarazza di lui mandandolo in orfanotrofio. Crescendo Machisu continua a dedicarsi alla pittura deciso ad affermarsi, ma viene di volta in volta criticato e maltrattato da un gallerista pieno di sé che non comprende il lavoro di Machisu. Pittore appassionato, Kitano ha realizzato tutti i dipinti che compaiono nel film.
Copia distribuita da Ripley Home Video.
Sc.: Takeshi Kitano; Fot.: Yanagijima Katsumi; Int.: Beat Takeshi, Higuchi Kanako, Yanagi Yurei.
- MERCOLEDI’ 5 DICEMBRE, ORE 16.30 – SALA UNO
Ultimo appuntamento della rassegna HISTOIRE(S) DU CINÉMA con la proiezione del film Barry Lyndon di Stanley Kubrick, introdotto da Giaime Alonge.
Il Museo Nazionale del Cinema e il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino presentano, nella Sala Tre del Cinema Massimo, mercoledì 5 dicembre 2012, alle ore 16.30, la proiezione del film Barry Lyndon di Stanley Kubrick, introdotto da Giaime Alonge. Ingresso euro 4 (euro 3 per studenti universitari e over 60).
HISTOIRE(S) DU CINÉMA è una rassegna dei classici più significativi della storia del cinema dagli anni Trenta agli anni Settanta, introdotti e commentati dai docenti in materia dell’Università di Torino.
Tratto dal romanzo settecentesco Le memorie di Barry Lindon di William Makepeace Thackeray, si può definire un film anomalo nella produzione del grande Stanley Kubrick. Realizzato nel 1975, ha creato non poco scetticismo nella critica a causa della mancanza di una chiave di lettura che conducesse alle origini del progetto. Il misterioso Kubrik non ha mai chiarito le sue intenzioni. Usando una tecnica d'illuminazione naturalistica, tutta a base di candele - che il grande direttore della fotografia John Alcott realizza genialmente - il film è immerso in un’atmosfera che restituisce il clima del tempo. L'intento di Kubrick era quello di girare il film senza alcun ausilio di luci artificiali, così da donare alla pellicola un aspetto realistico, “quello di un dipinto o un affresco”. La bella voce narrante di Romolo Valli accompagna il racconto con tono suadente e beffardo. Altro contributo memorabile al film sono le musiche assemblate da Leonard Rosenmann. Fra tutte spicca il trio per piano in mi bemolle di Schubert. Gli interpreti sono usati dal regista come pedine di un'invisibile scacchiera, che egli percorre seguendo un imperscrutabile disegno metafisico. Il film ha ricevuto, nel 1976, quattro Oscar: per i costumi, la fotografia, la scenografia e la musica.
Stanley Kubrick
Barry Lyndon
(Gran Bretagna 1975, 184’, col., v.o. sott. it.)
Barry, giovane irlandese di origini modeste, è costretto a fuggire dal villaggio natale perché crede di aver ucciso a duello il suo rivale in amore. Arruolatosi nell’esercito inglese combatte contro quello prussiano nella guerra dei Sette anni. Stanco della vita militare, diserta. Scoperto, è obbligato a combattere per i prussiani. Infine fugge in Inghilterra dove riuscirà a diventare un uomo importante e ricco.
Straordinario il lavoro sull’illuminazione ottenuto grazie all’uso delle sole luci naturali e delle candele che valsero al film l’oscar per la fotografia. Il film è immerso in un’atmosfera che restituisce il clima del tempo, freddo, crudele, ironico e malinconico.
Sc.: S. Kubrick, tratto dal romanzo di William Makepeace Thackeray; Fot: John Alcott; Int: Ryan O’Neal, Marisa Berenson, Patrick Magee.